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Sommario,abstract
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Il primo maggio rappresenta nella storia del movimento operaio uno dei momenti più evocativi per il simbolismo universale a cui rimanda; esso rammenta la condizione di lavoro «da mane a sera» del proletariato e il progressivo dispiegarsi delle sue lotte e aspirazioni. Francesco Renda ne propone una lettura «lunga»: dal dibattito sulla formula delle «tre otto» dei primi dell800 sino agli anni a noi vicini, ricordando, in sintesi, limpegno di figure come Owen e Fielden, il pensiero di Lenin, Kautsky, Bernstein, Luxemburg e Liebknecht e, per lItalia, di Turati, Treves, Gramsci per arrivare a Giuseppe Di Vittorio e al movimento sindacale nellItalia repubblicana, con leccidio di Portella nel 1947 (di cui lautore è stato testimone) che ci ricorda una «festa» bagnata col sangue dei lavoratori. In questa lettura Renda non manca di sottolineare le peculiarità italiane: dal diffuso clima repressivo di fine 800, al dualismo tra Nord e Sud (che per la. costituisce la più vistosa tara storica e politica), al ruolo delle Camere del Lavoro, alle rivendicazioni contro il caro viveri, la disoccupazione, la guerra, le spese militari e a favore del suffragio elettorale e per la democratizzazione della società. E ancora le divisioni seguite al primo conflitto mondiale, la violenza fascista nel 1920-21, la storia del primo maggio proibito ma celebrato «in qualche modo» nella clandestinità o al confino, con gesti volti a richiamare il significato politico e il rituale festoso... Lautore ricostruisce, a volte con tratti nostalgici, visto il duplice ruolo svolto nella sua vita, piccoli segni, ma di grande importanza perché testimonierebbero la volontà di celebrare una giornata che evidentemente il regime non riusciva a vietare del tutto.
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